Liricamente basato sulla paura dell'ignoto, ""The Live Long After"" è un ascolto caustico, viscerale e molto coinvolgente. Dalle inquiete note iniziali dell'introduzione 'I Am Not Now' (un anti-inno basato su un antico canto bizantino), a 'Live Long' (un brano doom sul vuoto infinito) e 'Death Cult', (che parla di Aleph, il movimento doomsday giapponese), il disco è l'indicazione di una band che scoppia di cose da dire. Non per niente gli Sugar Horse sono diventati noti come una band anticonformista. I loro precedenti EP ""Druj"" e ""Drugs"" erano acclamati amalgami di doom, hardcore, stoner e punk, e ""The Live Long After"" continua questa curiosa tendenza. Formatisi nel 2015 come trio in un appartamento di Bristol, gli Sugar Horse hanno visto nel 2019 l'aggiunta di Jake Healy alla chitarra baritona e alle tastiere. Cercando di staccarsi dalle tendenze emergenti nella loro scena, l'enfasi della band sulla semplicità e sul peso down-tempo nasconde un impressionante senso di autoconsapevolezza e maturità. Nelle loro stesse parole: ""Penso che l'arte migliore si formi quando i suoi creatori impongono a se stessi regole rigide. Mondrian aveva la geometria, Mark E. Smith aveva il suo odio per la tassazione delle sigarette e noi abbiamo un completo disprezzo per l'urgenza"". "
